In un leggero mormorio, per non dire silenzio, sono ripresi i negoziati per il TTIP, Transatlantic Trade and Investment Partnership, il patto transatlantico tra USA e UE che dovrebbe abbattere tutte le barriere commerciali e non solo per dare nuova energia alla crescita e all’occupazione. E detto così sembra anche un obiettivo semplice da raggiungere.

In realtà USA e UE negoziano il TTIP da circa quattro anni, inizialmente nel silenzio più totale su una sponda e l’altra dell’Atlantico, poi seguiti da vicino soprattutto dei comitati anti-TTIP nati un po’ ovunque in Europa. Perchè nonostante gli obiettivi positivi indicati, in realtà il TTIP presenta anche molte criticità legate soprattutto alla salute dei cittadini e molti interrogativi sull’effettiva utilità in termini di crescita e occupazione del trattato. Insomma, nelle stanze più remote della Commissione UE si sta discutendo di un trattato pronto a cambiare la vita di 800 milioni di persone sul quale però restano più punti critici che certezze, il timore che siano più i rischi dei benefici.

Le posizioni di Europa e Stati Uniti su alcune questioni sono molto distanti, come ad esempio nel caso dei servizi sanitari pubblici, gli OGM, l’impiego di ormoni nel settore bovino, il regolamento REACH e la sua attuazione e la clonazione degli animali a scopo di allevamento, tutti temi centrali per la tutela della salute dei cittadini. E il problema è che una parte dovrà adattarsi alle regole dell’altra e la domanda centrale a cui i negoziati ancora non sanno rispondere è: chi si arrenderà a chi?

Nodi del TTIP: protezione dell’agroalimentare

Uno dei punti più criticati dal TTIP riguarda il livellamento tra USA e UE delle norme alimentari. La contraffazione agroalimentare è una pratica fortemente diffusa dall’altra parte dell’Oceano a discapito di prodotti originali, tipici della tradizione culinaria europea. L’Italia è una dei Paesi dell’UE che può ventare un gran numero di prodotti DOP e IGP: vino, olio, formaggi, salumi e così via. E non è difficile andare negli Stati Uniti e trovare il parmigiano reggiano contraffatto o il vino Chianti in bustine solubili.

L’UE vorrebbe proteggere i prodotti di qualità della tradizione agroalimentare, ma per farlo il TTIP dovrebbe vietare agli Stati Uniti di vendere imitazioni dei prodotti europei con lo stesso nome dell’originale per ingannare il consumatore. Scontato dire che Washington finora non si è mostrata molto disponibile sul punto. Il governo greco, per esempio, ha già minacciato di porre il veto sul TTIP finchè l’accordo non troverà il modo di proteggere il suo formaggio Feta dalle imitazioni straniere.

Nodi del TTIP: normative inconciliabili

Altro obiettivo degli attacchi dei comitati stop-TTIP sono le normative USA-UE. Nonostante i dibattiti sul TTIP si facciano da anni a porte rigorosamente chiuse, che fanno trapelare soltanto ciò che vuole la Commissione, alle categorie a difesa dei consumatori non sono sfuggiti i rischi che l’accordo potrebbe comportare per la salute dei cittadini europei.

Il TTIP prevede l’allineamento delle norme e degli standard europei e statunitensi in modo da semplificare ed accelerare gli scambi commerciali tra le due sponde. Johannes Kleis della European Consumer Organization, come riporta Politico.ue, si dice preoccupato che il trattato si assuma “il rischio di introdurre norme di regolamentazione degli Stati Uniti che potrebbe abbassare il nostro livello di protezione dei consumatori”. Ma a coloro che criticano il TTIP risponde prontamente il Commissario Cecilia Malmström che non manca di sottolineare che “nessun accordo commerciale UE potrà mai abbassare il livello di protezione dei consumatori o di sicurezza alimentare o dell’ambiente.”

È noto che USA e Europa abbiano standard diversi quando si parla per esempio di prodotti alimentari. L’UE applica il cosiddetto “principio di precauzione”, secondo il quale spetta al produttore dimostrare che un dato prodotto non è nocivo per la salute e quindi può essere venduto e consumato. Gli Stati Uniti invece, ritengono che sia necessario provare che il prodotto è nocivo per la salute prima di ritirarlo dal mercato, secondo l’approccio detto “fondato sulla scienza”. Questa maggior “apertura” degli Stati Uniti riguardo alla sicurezza alimentare rischia di portare sulle tavole europee carni agli ormoni o prodotti OGM.

Per evitare rischi per la salute dei cittadini UE, è necessario convincere gli Stati Uniti ad accettare un approccio più “precauzionale” per valutare il rischio di pesticidi, ormoni o altre sostanze potenzialmente nocive negli alimenti o prodotti chimici. Anche questo è un obiettivo tutt’altro che semplice da realizzare.

Nodi del TTIP: investimenti e servizi finanziari

Un’altra priorità del TTIP su cui, soprattutto l’UE, punta in modo particolare, è l’armonizzazione delle regole per banche, agenzie di rating e istituti che offrono servizi finanziari. Una scorciatoia verso la completa liberalizzazione della finanza. Il punto su cui Stati Uniti e UE sembrano essere d’accordo è sulla necessità di trovare meccanismi in grado di proteggere i sistemi finanziari in caso dovesse scoppiare un’altra crisi economica. Ma nell’ultimo round di trattative, nel mese di ottobre 2015, gli Stati Uniti hanno espresso perplessità circa tale liberalizzazione sostenendo che il TTIP non sarebbe lo strumento giusto per agire sui servizi finanziari.

Gli attriti restano anche sulla questione giuridica, uno dei punti centrali discussi questa settimana. Sul tavolo delle trattative ci sono i tribunali arbitrali (ISDS), una sorta di giustizia parallela utilizzata da imprese, multinazionali e investitori che potrebbero denunciare gli Stati che, a loro parere, impediscono loro di fare investimenti.

Il Parlamento europeo, lo scorso luglio, ha adottato una risoluzione che chiede “un nuovo sistema di risoluzione delle controversie tra investitori e Stati” altrimenti sarebbe saltato l’intero TTIP. Già a quel tempo gli Stati Uniti facero sapere di non essere d’accordo, le grandi multinazionali, infatti, non accettano l’idea che siano gli Stati a scegliere i giudici chiamati a dirimere le controversie e chiedono che l’ultima parola spetti agli investitori.

La proposta del commissario Malmström prevede l’istituzione di un tribunale permanente composto da quindici giudici, le cui decisioni sarebbero appellabili ad un collegio ristretto di sei giudici. Il processo sarebbe così reso più trasparente rispetto ad un arbitrato. Anche questa soluzione, comunque, sta trovando freddi gli statunitensi.

Nodi del TTIP: mercato

Uno degli obiettivi primari del TTIP è l’abbattimento delle barriere per le imprese USA e UE. Tra i nodi ancora da sciogliere c’è l’apertura di due più grandi mercati di appalti pubblici di tutto il mondo per le rispettive aziende.

Su questo punto l’UE sostiene che il mercato europeo è già terreno fertile per le imprese degli Stati Uniti e preme affinchè siano gli USA a aprire le loro porte alle imprese dell’Europa. In particolare si chiede che Washington intervenga sul Buy American Act, una legge approvata sotto la presidenza Roosevelt per proteggere le imprese nazionali, che limita l’acquisto di prodotti stranieri per commesse pubbliche.

“Questo è uno dei principali vantaggi che potremmo trarre dal TTIP”, ha detto Markus Beyrer, direttore generale di Business Europe. “Abbiamo bisogno di un accordo globale che dia ad entrambe le parti nuove opportunità di mercato.” Ma anche su questo punto la trattativa sembra sempre più in salita.

I tempi per l’approvazione del TTIP

Non si tratta soltanto di nodi da sciogliere nel corso delle trattative, le divergenze appena elencate rischiano di far naufragare i negoziati sul TTIP. Per questo motivo l’obiettivo di concludere i negoziati nel 2016 sembra molto ambizioso.

I tempi in effetti stringono e le distanze su alcune tematiche sembrano ancora incolmabili a meno che una delle parti non si arrenda alle pretese dall’altra. USA e Ue, infatti, hanno in programma questa settimana di negoziati, un prossimo appuntamento negli USA verso aprile e un rush finale di nuovo a Bruxelles in estate. In questo periodo, infatti, gli Stati Uniti entreranno nella fase finale della campagna elettorale per l’elezione del nuovo inquilino della Casa Bianca che potrebbe anche mettere nel cassetto il TTIP, fortemente voluto, invece, dall’amministrazione Obama.

Insomma i negoziati proseguono, ma resta un pesante punto interrogativo sul futuro del TTIP. Per arrivare alla firma del Trattato è necessario che USA o UE siano disposti a mostrare bandiera bianca accettando le richieste della controparte, altrimenti trovare un compromesso significherebbe eliminare i capitoli più controversi del TTIP che restebbe soltanto una scatola vuota su cui si è perso, inutilmente, molto tempo.

di Marta Pinicucci www.ibtimes.com

Di cinzia